Influenza: si curerà prima che si manifestano i sintomi
Si chiama EP67 e non solo cura dal virus influenzale prima ancora che si presentino i fastidiosi sintomi, ma è capace di rendere non mortali le infezioni da ceppo letale. Lo studio che ne parla è stato pubblicato su PLoS One e apre prospettive terapeutiche anche per la cura di altre patologie virali.
Ogni anno arriva la stagione influenzale e milioni di persone passano qualche giorno a letto con febbre, qualche dolore, magari raffreddore e mal di testa, nella speranza che il virus passi presto e si possa tornare alla normale routine. Da domani però l’influenza potrebbe essere curata ancora prima che se ne manifestino i sintomi. Come? Secondo uno studio della San Diego State University pubblicato su PLoS One, sfruttando il sistema immunitario, e più precisamente sfruttando come “innesco” una potente proteina sintetica (EP67) che riesce ad attivare la risposta dell’organismo appena due ore dopo essere stata somministrata.
La sostanza veniva precedentemente usata come ingrediente dei vaccini,ma i ricercatori statunitensi hanno provato a testarne l’uso anche contro l’influenza. “Il virus che genera il più famoso male stagionale, è piuttosto meschino”, ha spiegato Joy Phillips, prima autrice dello studio. “A volte ci vogliono giorni prima che il sistema immunitario lo riconosca e arrivino i primi sintomi. Il nostro studio dimostra invece come usando EP67 a sole 24 ore dall’esposizione al virus, il sistema immunitario possa reagire molto più velocemente, anzi quasi immediatamente”. Per dirlo, i ricercatori hanno usato delle cavie di topo, il cui sintomo influenzale principale – tipicamente – è una perdita di peso approssimativamente del 20%. I topi su cui veniva usata la proteina, invece, vedevano una riduzione del peso molto minore (circa il 6%), segno che i sintomi della malattia si presentavano in maniera molto minore. In più, ancor più importante, le cavie che erano state infettate con dosi letali del virus, se trattate entro un giorno dall’infezione non morivano.
La sostanza potrebbe dunque avere delle importanti implicazioni, sia per la cura degli esseri umani che per quella degli animali. Inoltre, poiché la molecola agisce sul sistema immunitario e non sul virus stesso, un farmaco che la avesse come principio attivo sarebbe efficace su tutti i ceppi, non solo su alcuni, come succede per i vaccini, nonché – forse – anche su altri tipi di patologia respiratoria o infezione. “EP67 potrebbe dunque essere usato per trattamenti terapeutici tra i più svariati, e tutti prima ancora che si manifestino i sintomi, appena si scopre di essere entrati in contatto col virus”, ha concluso Phillips.
Le prossime ricerche, spiegano gli scienziati, si concentreranno nell’esaminare l’effetto di EP67 su altri patogeni, nonché nella comprensione di come esso funzioni nello specifico all’interno delle cellule dell’organismo.
10 luglio 2012